Cantieri Verdi
Abstract
Briglie e palizzate, tecniche antiche e insieme innovative, impatto ambientale prossimo allo zero. E migliaia di piante e milioni di semi messi a dimora. Così il Parco Nazionale del Vesuvio contrasta con successo il dissesto geologico derivante dalla particolare natura dei luoghi. Nel territorio del Parco infatti, a partire dal 1997, sono state realizzate e sono tuttora in corso di realizzazione numerose opere di sistemazione antierosiva e di consolidamento dei versanti che rappresentano un notevole patrimonio di esperienze per la sistemazione di aree instabili in ambito mediterraneo montano. Lavorare su un territorio protetto come un Parco Nazionale, infatti, significa prima di ogni cosa intervenire secondo criteri di compatibilità ambientale, utilizzando esclusivamente tecniche dell'Ingegneria naturalistica, che, come noto, è una disciplina tecnica che utilizza le piante vive e materiali naturali a fini antierosivi e di rinaturazione. Al momento dell'istituzione dell'area protetta, nelle aree collinari e montane del territorio del parco - monte Somma, cono del Vesuvio, versanti bassi e medi dell'apparato vulcanico - esisteva una fitta rete di sentieri utilizzata nel passato per raggiungere le aree boscate ed i coltivi, ma che serviva anche come scorciatoia per collegare i centri abitati vesuviani più distanti. La maggior parte di essi, alcuni dei quali carrabili - denominati stradelli - si presentavano però in evidente stato di dissesto, con numerosi smottamenti localizzati, che ne limitavano notevolmente e in alcuni casi ne impedivano la percorribilità.L'Ente Parco si è posto come obiettivo primario la sistemazione e la riapertura innanzi tutto dei sentieri sui versanti settentrionali del monte Somma e sui versanti medi e bassi del Vesuvio, dove erano maggiormente presenti situazioni di instabilità, nella convinzione che gli interventi di manutenzione diffusa sul territorio comportano un minore impatto ambientale delle opere e una riqualificazione delle aree in erosione, con un conseguente aumento della biodiversità del territorio, e creano inoltre occupazione in zone in fase di spopolamento con l'utilizzo di tecniche semplici, quelle proprie dell'Ingegneria naturalistica, che sono ad alto impiego di manodopera. Dall'inizio del novecento sono documentati interventi sul Somma-Vesuvio, nel rispetto dei dettami di un Regio Decreto Ministeriale già del 1912. Il passato ha lasciato eredità da non disperdere. Importanti esperienze sono state per esempio apprese dagli anziani del luogo che, al fine di contenere il dilavamento delle acque meteoriche, realizzavano fosse di assorbimento cilindriche di profondità media di circa 80 cm. Tale antica procedura - che è stata ripresa e sviluppata nei lavori attuali - svolge una funzione importante e necessaria al fine di rallentare la velocità delle acque superficiali, minimizzando cosí il problema del trasporto di materiale solido. Le tecniche di Ingegneria naturalistica utilizzate nel Parco Nazionale del Vesuvio prevedono solo attività a minimo impatto ambientale e l'uso di piccole attrezzature meccaniche come generatori, trapani elettrici, motoseghe a scoppio, decespugliatori a zaino e mototrivelle a scoppio. Per la messa in sicurezza dei sentieri sono state in primo luogo realizzate briglie lungo le scarpate, realizzate in legname e pietrame, unitamente a muri a secco, palificate doppie di sostegno e opere di regimazione idraulica. L'esperienza maturata dall'Ente Parco ha portato allo sviluppo e la realizzazione di due nuove strutture di contenimento dei versanti, acquisite tra le tipologie costruttive consigliate dall'Aipin: la palificata doppia "Vesuvio" e la grata viva "Vesuvio". Come già detto, l'Ingegneria naturalistica prevede anche l'utilizzo di materiale da costruzione vivo, come essenze erbacee, arbustive ed arboree autoctone. Le lavorazioni effettuate sul complesso vulcanico Somma-Vesuvio sono le seguenti: realizzazione di rompitratta in legno e di catene di fondo in pietra lavica; compattazione del fondo degli stradelli ed inerbimento; fosse di assorbimento e raccolta delle acque; muri a secco; palificate vive di sostegno doppie e semplici; palificate vive di sostegno doppie e semplici "Vesuvio"; grate vive; fascinate e graticciate sul lato di monte degli stradelli; briglie in legname e pietrame; canalette in legname e pietrame; recupero e pulizia di antiche opere idrauliche in pietra lavica; staccionate;La realizzazione delle briglie in legname e pietrame, dei muri a secco e delle palificate doppie di sostegno, unitamente alle opere di regimazione idraulica, ha raggiunto l'obiettivo progettuale della messa in sicurezza delle scarpate per il ripristino della percorribilità dei sentieri. Nei burroni e nei valloni, ottimi risultati sono stati ottenuti con le palificate di castagno che bene hanno resistito alle sollecitazioni meccaniche indotte dalla percorrenza dei sentieri con jeep di servizio ed autobotti leggere di peso fino a 3 t. L'ingegneria naturalistica prevede anche l'utilizzo di materiale da costruzione vivo - essenze erbacee, arbustive ed arboree autoctone -. All'atto dell'apertura dei cantieri la vegetazione esistente è stata, di norma, tutelata in base alle procedure di lavoro che prevedono la conservazione delle specie arbustive autoctone. La paleria utilizzata usualmente misura un diametro variabile tra 6 e 18 cm: i pali di 8-12 cm vengono utilizzati per le staccionate e per le fosse di assorbimento delle acque meteoriche, mentre pali di 16-18 cm sono usati per i rompitratta, le palificate e le briglie. In alcune realizzazioni, a titolo sperimentale, si è fatto uso di paleria di 10-12 cm per alcune palificate, per monitorarne il comportamento nel tempo. Si è rilevato, sul campo, che alcune palizzate dopo oltre trenta anni assolvono ancora oggi la funzione di progetto; si è verificato che quelle completamente disfatte sono solo quelle realizzate in aree con forti stress termici. La cura dei particolari costruttivi rappresenta un elemento fondamentale delle lavorazioni, dove emerge maggiormente la professionalità degli operatori. Nel primo periodo, a seguito della constatazione di difetti in alcune opere, si è proceduto al loro completo rifacimento con l'obiettivo di formare e trasmettere agli operai - molti sono ex Lsu provenienti da esperienze assai diverse - le giuste modalità operative. Il maggior numero di errori si è riscontrato nelle dimensioni dei materiali utilizzati sia vivi che morti. Si è proceduto, inoltre, alla realizzazione di schede degli interventi realizzati e si è avviata una campagna di monitoraggio al fine di valutare, nel tempo, le attività connesse alla definizione degli stadi funzionali ed alla variazione nel tempo delle caratteristiche delle opere realizzate.
Obiettivi
- Recuperare e riqualificare le aree degradate
- Tutelare la biodiversità
- Tutelare la biodiversità
- Gestire il ciclo idrico in modo sostenibile
Dimensioni amministrazione
Da 100.000 a 1.000.000 abitantiLocalizzazione intervento
Area protettaAmbito
Parco NazionaleReferente progetto
Carlo BifulcoSettori di intervento
- Territorio e Paesaggio