Buone pratiche per il paesaggio

Nell’ambito della banca dati GELSO è stata dedicata  al tema della tutela e della valorizzazione ambientale e paesaggistica una specifica linea di approfondimento con l’intento di dare valore ad azioni, interventi, opere di cui siano documentabili risultati significativi in termini di miglioramento della qualità del paesaggio e che possano servire come riferimento per iniziative analoghe.

Le "buone pratiche" per il paesaggio, le esperienze capaci di esprimere creatività, dialogo con il contesto paesaggistico, efficacia nella comunicazione/diffusione dei valori del paesaggio, coinvolgimento della società civile, rappresentano un prezioso contributo per promuovere una maggiore attenzione e una più matura consapevolezza nei confronti della qualità dei nostri paesaggi, qualità intesa non solo come espressione culturale storica, ma anche come creazione contemporanea rivolta al futuro.
Il 17% delle buone pratiche raccolte nella banca dati rientra nel settore “Territorio e Paesaggio” rappresentandone una consistente parte. All’interno di questo settore sono contenuti anche i progetti sul paesaggio in attuazione della Convenzione Europea del Paesaggio (CEP), di questi circa il 37% riguarda le esperienze di sensibilizzazione sul paesaggio, il 33% le attività di pianificazione e programmazione, il 19% interventi ed opere sul paesaggio, infine l’11% dei progetti riguarda attività di comunicazione sul paesaggio.
Lo studio del paesaggio, proprio per la miriade di significati ad esso attribuiti e per il ventaglio di percezioni che evoca: paesaggio naturale, umanizzato, culturale, non può essere compartimentato all'interno di una disciplina specifica, ma deve necessariamente essere di tipo integrato.
Con la Convenzione Europea del Paesaggio,  trattato internazionale interamente dedicato al paesaggio, stipulato tra gli stati membri della Comunità europea a Firenze il 20 ottobre 2000 ed entrato in vigore in Italia il 1° Settembre 2006 con la legge n. 14 del 9 gennaio 2006, si impone un nuovo punto di vista su questo tematismo  e sulla gestione dei processi che lo riguardano.
La CEP nasce dalla necessità di predisporre un documento legislativo che abbia come obiettivo la formulazione di un testo che unifichi i vari approcci esistenti nei paesi europei in materia di ambiente e paesaggio, e con la sua approvazione si colma la lacuna di non avere, fino a quel momento, strumenti giuridici internazionali che mirino a tener conto dei valori e degli interessi del paesaggio.
La Convenzione opera una vera e propria rivoluzione concettuale infatti, riscrive la nozione di paesaggio, facendola coincidere con quella dell'intero territorio; include, a fianco del paesaggio tradizionale, anche quelle parti del territorio che, come le aree degradate e della vita quotidiana, erano state fino a quel momento espunte dalla tutela ambientale; introduce il principio di integrazione tra le varie politiche afferenti il territorio; supera la dicotomia classica tra la tutela del paesaggio e la disciplina urbanistica; pone in discussione il paradigma della ripartizione delle competenze normative ed amministrative; valorizza la partecipazione sociale nel processo di individuazione dei beni oggetto di protezione; introduce per la prima volta nel panorama giuridico, a fianco del noto concetto di conservazione, quello di trasformazione e gestione del patrimonio paesaggistico riconoscendo la sua importanza culturale, ambientale, sociale, quale componente del patrimonio europeo ed elemento fondamentale a garantire la qualità della vita delle popolazioni.
Ogni paese contraente si impegna ad applicare la Convenzione con metodi e misure che meglio si adattano alla propria legislazione Nazionale o Regionale e a definire delle misure specifiche a livello nazionale, regionale e locale per l’applicazione della convenzione, che riguardano la sensibilizzazione, la formazione e l’educazione, e l’individuazione e valutazione.